https://www.youtube.com/watch?v=CeJ9Q-HFTTc&t=87s
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Gli angeli di Marco
di Francisca
Gli
angeli sono creature mediatrici par
excellence. Figure messaggere e annunciatrici, sin dall’etimologia,
stringono insieme Dio e uomo, visibile e invisibile, trascendenza e immanenza.
Gli angeli sono per Rudolf Steiner le entità custodi delle nostre incarnazioni.
Henry Corbin definisce l’Angelo come «lo ierofante dell’essere, il mediatore e
l’ermeneuta dei Verbi divini». Il volo dell’angelo sull’umano è elargizione di
un accesso preferenziale a quel ricordo arcaico ormai perlopiù dimenticato:
l’appartenenza all’Uno, all’Origine che racchiude in sé l’Inizio e la Fine, il
passato da custodire e il futuro da progettare. È sul solco di tale simbologia universale
che il pittore Marco Di Francisca ha scelto di sviluppare la propria recente
poetica, infondendo nell’archetipo angelico un trascorso fatto di ricordi
dolorosi – benché necessari e carichi di intrinseca dolcezza – e un presente
ricco di energia.
Le
figure leggiadre e soavi dell’immaginario dell’eclettico Di Francisca hanno
trovato degna dimora. Mostrandosi come plastica rappresentazione di
quell’Altrove che è alterità assoluta e, nel contempo, è radicato in interiore homine. In loro si completa
l’indagine che il pittore ha svolto sulle folle umane, raffigurate in quadri
caotici e grotteschi, dove l’allusione ai vizi e alle bassezze della nostra
specie può anche diventare scanzonata e ironica curiosità verso i più disparati
squarci di mondo. Questi grovigli di umanità, concepiti da Di Francisca durante
il periodo di malattia della madre come portali verso un universo che per lei
era ormai di difficile fruizione, sono presenti nelle tele.
Essi
inverano le proprie configurazioni nel passaggio che dalla vita transita nel
mutamento delle forme, nella reintegrazione cosmica che l’artista intravede
come sbocco inevitabile dell’umano. E, di là da questa esistenza, si sviluppano
come luce, energia potente e primaria che nei profili angelici si rende
presente per chi sa guardare con occhi (e cuore) nuovi.
Negli
angeli, che con eleganza percorrono le fotografie di Chiavari realizzate
dall’artista, si ricorda che il lutto può lasciare spazio al senso della
presenza costante dell’amato. Che reale e possibile si saldano nell’esperienza.
Che l’arte è tale quando si rende capace di comunicare all’osservatore un
contenuto intimo ma, grazie alla potenza auratica e simbolica dell’opera,
trasmissibile. Che, infine, per dirla con Paul Klee, «l’arte non ripete le cose
visibili, ma rende visibile».
Luca
Siniscalco
https://www.youtube.com/watch?v=CeJ9Q-HFTTc&t=87s
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